Conversazioni sistemiche |
Conversazioni sistemiche n 4
Umberto Eco distingue i testi che vogliono andare incontro ai desideri prevedibili del lettore, i quali presuppongono un analisi accorta di mercato , da quelli che viceversa sono diretti a produrre un lettore nuovo, diverso, i quali, vogliono innescare appunto una sorta di circolo ermeneutico ( Lui direbbe semiosico) diretto a “rivelare al proprio pubblico ciò che esso dovrebbe volere, anche se non lo sa…rivelare, in altri termini il lettore a se stesso” perché diventi co-produttore di senso. La rivista persegue il secondo intento: non fornisce infatti risposte preconfezionate, ma spunti di riflessione diretti a scompaginare le ortodossie del pensiero comune, fondate su una logica che, come diceva Nietzsche, affonda le sue radici nella volontà di potenza, quindi sorta per controllare e dominare tutto ciò che è in-determinato, in-definito. L’ approccio fenomenologico ci consente, invece, ritornando “alle cose stesse”, l’uscita dalla logica lineare-disgiuntiva, diretta ad eliminare contraddizioni e paradossi, in nome di un improponibile ordine universale fondato sul principio di identità e di non contraddizione. Il mondo, dice Seraphita, il personaggio nell’omonimo romanzo di Balzac non procede per linee rette, come nella metafisica, ma per linee curve. Le linee curve attraversano tutti gli articoli della rivista, cambiano solo le cornici disciplinari, in cui è comune l’idea che l’unita di sopravvivenza sia costituita dalla relazione ontologica tra interno ed esterno, tra individuo e ambiente, entrambi definibili una unità a stretta interdipendenza sistemica…“l’interno e l’esterno si compenetrano e si fondono e non possono essere separati, come l’acqua e la farina di un impasto ben riuscito”.((Luca Casadio.) Di questa unità ci parla, appunto, Luca Casadio ne ”Il luogo del conflitto:doppi legami, conflitti e rappresentazioni in ottica sistemica”. L’esergo, introdotto dalle parole chiave paradosso, doppio legame, contesto, cambiamento, rappresentazione, dischiude già l’orizzonte alla complessità, verso un approccio duale …e non dualistico, quello batesoniano dell’e-e e non dell’ o- o,… “ siamo parte danzante di una danza di parti interagenti […] la relazione viene per prima, precede”. La relazione, in questo caso, attraversata dall’epifania distruttiva del doppio vincolo, icastica espressione batesoniana diretta a connotare relazioni ad alta valenza emozionale, come quella madre –figlio, in cui la coesistenza paradossale di messaggi di ordine logico diverso, di tipo verbale e non verbale, rende impraticabile la comunicazione, portando all’implosione di ogni possibile e coerente narrazione del Sé, da parte della cosiddetta vittima, così denominata solo per comodità di discorso. D’altro canto, viviamo in un mondo narrato, in cui fra noi e il mondo ci sono le parole e in cui prevale l’ermeneutica della relazione e quindi le attribuzioni di senso di cui investiamo la realtà. Ma il doppio legame, è nozione complessa, non riducibile alla patologia psicotica; la definerei una categoria dello Spirito, non semeiotizzabile con gli strumenti della ragione discorsiva che non può spiegare (erklaren) la sua possibile evoluzione in varie forme creative, come l’arte, l’umorismo, il sacro, i riti antropologici ecc.. L’inserimento della voce doppio legame nei Dizionari della Lingua italiana, potrebbe, forse, far si che esso entri a far parte delle narrazioni non sistematiche del senso comune, fuori da contesti specialistici, considerata l’ineludibilità della sua presenza nel mondo vissuto? Concludo, ricordando che l’uomo, come aveva detto Vincenzo Padiglione nel 1987, tra i primi in Italia a leggere G.Bateson, non può conoscere se stesso se non mediante l’estroflessione del sé, la relazione vitale e personificata con il mondo che abita. L’estroflessione è la premessa affinché l’uomo possa, nel confronto fra sé e il mondo, riattivare relazioni abduttive, la capacità di costruire metafore, sentirsi duplicato negli altri, legato a un destino che lo accomuna agli elementi vivi dell’universo. (G.Bateson, 1979)
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