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va3e8920 Dott.ssa Rosanna Pizzo consulente relazionale (counselor), esperto dell'ascolto e della comunicazione e del processo di aiuto alla coppia, alla famiglia, al singolo e all'adolescente.

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Le persone si lasciano convincere più facilmente dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri.

Blaise Pascal

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Milton Erikson:i sillogismi in erba del guaritore ferito PDF Stampa E-mail

 

    

                             Milton Erikson:i sillogismi in erba

del guaritore ferito

 

 

         Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche se soltanto

 

            approssimativamente, la pienezza della vita                    

 

 

                                         

 

 

 

       Carl Gustav Jung , Opere vol.12,pag.20

                                             

 

 

 

 

              

 

 

 

 

                                                    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Raccontare  Milton Erikson non è cosa facile, in quanto parlare di lui significa entrare in una complessità tale, che qualunque semplificazione raziocinante, rischierebbe  non solo di non rendergli merito, ma di finire come diceva Robert Musil, di fare  come i  filosofi, che in quanto generali mancati non potendo mettere in riga  uomini, mettono in riga idee.

 Cosa voglio dire?  Voglio dire che  comprendere  Erikson richiede una   visione intuitiva di qualcosa dal di dentro,   rinviata appunto   dalla figura del  comprendere  (dal tedesco verstehen )che  è la forma delle scienze dello spirito    il cui oggetto proprio, come diceva  il filosofo e storico tedesco W. Dilthey” non è il dato  ma il vissuto il quale”non è   un fenomeno dato attraverso  i sensi come riflesso del reale nella conoscenza , ma una connessione vissuta dentro di noi”.  

Erikson, quindi va compreso,( la vita si declina con e attraverso il senso, per cui l’uomo è un  eterno ermeneuta),   attraverso  un approccio intuitivo, emozionale dal di dentro con  l’attivazione dell’emisfero destro, in sintonia con il fatto che egli comunicava appunto, attraverso esso, ritenendo di dover trattare i suoi pazienti in termini di processi primari, di linguaggio arcaico, di emozioni, in quanto  l’inconscio determina in gran parte la vita degli esseri umani.

Lo aveva detto anche Carl Gustav Jung seppure all’interno di una ben diversa prospettiva epistemologica, nella sua autobiografia ..”La mia vita è la storia di un autorealizzazione dell’inconscio”.[1]

  L’inconscio beninteso non immaginato come una realtà predeterminata a cui soggiacere, ma potenzialmente soggetto, in base alle esperienze  e agli incontri di ciascuno,  al cambiamento. Leggiamo infatti a nel suo  bellissimo saggio “La mia voce ti accompagnerà che “il mutamento sia più efficace e permanente, quando il terapeuta si concentra per influenzare i modelli inconsci del paziente , modelli che spesso comprendono i suoi valori e schemi di riferimento”.[2]

 Erikson significativamente aveva preso le distanze dall’analisi freudiana, ritenendola impraticabile e soprattutto inefficace. Egli infatti guardava  all’inconscio come  un abisso insondabile e alla parte conscia come  priva dei mezzi per penetrarlo.

Anche  Gregory Bateson  aveva osservato”la coscienza per ovvie ragioni meccaniche deve essere sempre limitata a una frazione piuttosto ridotta del processo mentale. Se è davvero utile , deve essere perciò lesinata”[3].

Erikson  aveva capito, in altri termini che  il letto di Procuste  della logica. (nella mitologia greca classica, il brigante Procuste  significativamente  “lo stiratore”, che aggrediva i viandanti e li costringeva  in una sorta di letto scavato nella roccia, stirandoli con l’ incudine se troppo corti o amputandoli  quando sporgevano dal letto: ovviamente le vittime  alla fine morivano tra atroci torture) è troppo limitato per contenere la complessità insondabile dell’essere umano,  per cui è sicuramente più funzionale lavorare sulla parte inconscia del paziente, piuttosto che sulla parte conscia, sollecitandone associazioni, analogie in un groviglio simbolico che vince i cosiddetti processi razionali,  incoraggiando attraverso un procedimento paradossale le resistenze[4] , per promuovere il cambiamento.

D’altro canto la cultura di stampo razionalistico dimentica  che la nostra vita si declina attraverso molte variabili inconsce, soprattutto quando si parla di relazioni, tra l’altro bisogna anche rammentare che un messaggio nella misura in cui è volontario e conscio può anche essere falso, mentre quello fondato sulla relazione, di solito è accompagnato da una serie di segnali non verbali, che costituiscono una informazione molto eloquente e certamente più affidabile del messaggio verbale. Diceva Jung”Alla parola viene affidato tutto ciò che non si è potuto ottenere con mezzi onesti”[5]

  Non a caso ho volutamente assegnato  a quest’articolo il titolo  “I sillogismi in erba del guaritore ferito” per accostarmi in punta di piedi   alle terapie non comuni,[6]   come le definì Jay Haley, dell’uomo dalla vita non comune, un guaritore ferito, che per primo aveva sperimentato sul suo corpo l’iniziazione alla sofferenza, come il mitico Chirone, il centauro buono che attraversandola, come ci riferisce il mito, ne aveva fatto una risorsa trasformativi, diretta a guarire gli altri.

 Chirone, infatti, portatore di una ferita permanente al ginocchio, procuratogli da una freccia avvelenata con cui involontariamente  Eracle  lo aveva colpito, rappresenta l’ archetipo del primo medico, conoscitore di erbe, maestro di Asclepio, cui insegnò, l’arte di guarire.  

Né potente, né onnipotente, come  Chirone  portatore consapevole della propria ferita, Milton Erikson riuscì a trasformare le ferite delle varie malattie che lo colpirono, quindi ciò che poteva essere un vincolo, in una   risorsa trasformativa, non rimanendo  prigioniero di un atteggiamento vittimistico e rivendicativo. Ma andiamo per ordine, iniziando  dalla biografia di questo terapeuta non comune.

 Egli nato nel 1901 nel Middle West(Stati Uniti)trascorse l’infanzia, afflitto  da varie malattie, dal  daltonismo alla dislessia, fino alla sordità tonale ( forma di atonia al ritmo musicale) .

All’età di diciassette anni, nel giugno 1919, dopo aver conseguito il diploma liceale,  come egli stesso rievoca nel saggio su citato, fu colpito da una grave forma di poliomielite, che secondo i medici lo avrebbe portato a morte sicura ..Testualmente racconta Erikson “sentii tre medici, nell’altra stanza dire a mia madre “Il ragazzo morirà prima di domani mattina”[7]Milton furibondo, considerato che si viveva come un ragazzo normale, dopo essere rimasto in come tre giorni , si sveglio e dal quel momento  inizio la sua avventura verso la guarigione . Come diceva Spinoza …non si sa mai cosa può un corpo! Soprattutto quando quel corpo appartiene ad una personalità magica come quella di Milton, come vedremo

La sua avventura verso la guarigione si coniugò con la scoperta dell’ipnosi che egli fece da solo. Ma come? Essendo  dotato di uno spirito di osservazione non comune, Milton esperenziò in prima persona il  fenomeno della cosiddetta focalizzazione ideodinamica indiretta, termine che indica la correlazione tra il pensare a un determinato comportamento e il mimarlo a livello inconscio sperimentando così   che ogni idea  tende a tradursi in atto.

 D’altro canto, già nel tardo Ottocento, la scuola di Nancy  con Hippolyte Bernheim , aveva scoperto che ogni suggestione tende a realizzarsi e ogni idea ad essere tradotta in comportamento. Ciò era provato  in termini fisiologici, dal fatto che ogni cellula cerebrale mossa da un’idea, aziona le fibre nervose che presiedono alla realizzazione di quell’idea[8].   

Vediamo come  Dominique Megglè descrive  nel saggio Psicoterapie brevi l’iniziazione a questa esperienza "era seduto su una sedia a dondolo e sentiva un forte desiderio di guardare dalla finestra. La sedia si mise a dondolare nonostante egli fosse completamente paralizzato! [...] prese a utilizzare il suo metodo muscolo per muscolo, articolazione per articolazione. L'osservazione della sorellina che imparava a camminare gli servì da stimolo e da guida nella sua rieducazione."[9] Oggi, con la scoperta dei neuroni specchio, questo meccanismo imitativo si sarebbe arricchito di nuove informazioni.

Da sottolineare tra l’altro, come osservò Gregory Bateson  che l’ipnoterapia di Erikson era quantica, anche se  lui non usò questa locuzione,  in quanto il terapeuta  non era un ego separato dal sistema , bensì un “onda nel complesso totale”.

D’altro canto l’approccio terapeutico di Erickson  riprendeva i temi attinenti il progetto di ricerca  che G: Bateson e i suoi collaboratori stavano conducendo a Palo Alto sui paradossi dell’astrazione nella comunicazione” . In effetti le prescrizioni paradossali utilizzate da Erickson si connettevano alla teoria dei tipi logici( teoria elaborata da Whitehead e Russel che muove dal presupposto che qualunque cosa presupponga tutti gli elementi di una collezione non deve essere un termine della collezione…per esempio “la classe dei gatti non è essa stessa un gatto”. Ne consegue che  i livelli logici vanno tenuti separati per non incorrere in confusioni concettuali e paradossi ) da cui poi derivò il modello del doppio legame che espliciteremo meglio in appresso,  e la teoria dei sistemi, che ritengo sia a tutti nota.

Conformemente a detti principi, Erickson  prescriveva il sintomo o incoraggiava paradossalmente la resistenza(con un apparente confusione di tipi logici). L’idea era quella di un’ interazione non istruttiva, non direttiva, derivata dal fatto che nessun essere umano  può agire un controllo unilaterale su un altro essere umano, in quanto ciascuno è un sistema autopoietico dotato di capacità autorganizzativa.

In altri termini la relazione tra terapeuta e paziente , in particolare la terapia ipnotica non può essere controllata dal terapeuta, il quale può solo introdurre una perturbazione nel soggetto da ipnotizzare, il quale vi risponderà secondo la sua peculiarità idiosincratica .

 Ecco perché la figura dell’ipnotista deve essere dotata di capacità particolari, prima di tutto di tipo intuitivo- emozionale, perché il paziente risponderà solo alle sollecitazioni per lui significative, che il terapeuta deve aver già  compreso. . Conseguentemente l’efficacia dell’approccio  dipende dall’accoppiamento strutturale tra terapeuta e paziente e quindi diciamo  dalla qualità relazionale del loro incontro, che se è positivamente speculare, può portare al cambiamento.  

Bateson infatti raccontava anche, in proposito, del tentativo operato da  molti professionisti  diretto a voler  riprodurre le tecniche di Erikson, non avendo capito che non si poteva disgiungere l’operatore dal sistema di riferimento e quindi dal contesto e dal  paziente, in ottemperanza a quello che era il principio di Werner Heisenberg, per cui l’osservatore nella sua interezza influenza il sistema.

 In altri termini la persona del terapeuta e in questo caso la personalità magica di Erikson,  non era e non è riproducibile, come una tecnica.

Acutamente Lynn Hoffman ha osservato in proposito, che per quanto si possa leggere attentamente il libro di Haley o gli articoli dello stesso Erkson e restare affascinati degli incredibili risultati raggiunti, non se ne sa di più, per poter ripetere un lavoro come il suo. Le stesse microanalisi delle sedute con clienti di Erikson(modelli di pronuncia, uso di tonalità, pause , metafore ecc) condotte da Richard Bandler e John Grinder, non sono di grande aiuto.

Certamente concordo con Lynn Hoffman , quando dice che l’arte della terapia è l’arte dello sciamano, del grande sacerdote, dello stregone . Cosicché la fascinazione  dell’opera di Erikson , nonostante i vari studi che gli sono stati dedicati, resta l’espressione e il prodotto inimitabile, che soltanto un individuo straordinario può raggiungere, se iniziato ai misteri di un insegnate straordinario.

Alla fine , la conseguenza è che nessuna di queste analisi conduce ad una vera comprensione di ciò che bisogna cambiare, ma solo ad un raffinamento dell’arte della persuasione.[10]  I retori dell’antica Roma ne sapevano qualcosa.

In seguito, si è riusciti da parte di alcune scuole , grazie allo studio dell’approccio ericksoniano e grazie agli ulteriori contributi di Paul Watzlawick, Richard Fisch e Don Jackson, la messa a punto di  un modello di terapia breve strategica…ma Erikson non è riproducibile, nè duplicabile! 

Ma torniamo a Milton .Egli, affascinato da fenomeni, che egli stesso non solo aveva compreso ma anche esperenziato su di sè attivando percorsi sicuramente inusitati, probabilmente proprio  perché non acquisiti attraverso i libri, bensì mutuati da una percezione  per così dire fenomenologica,  intuitiva,emozionale  del tutto particolare,  si appassionò agli studi di medicina, cui si dedicò  per poi concluderli  con una  specializzazione in psichiatria. Successivamente studiò  da autodidatta, ma  con grande competenza, l'ipnosi, ottenendo risultati straordinari di cui egli narra nel suo testo forse più…ipnotico” La mia voce ti accompagnerà”.

 La sua vicenda di terapeuta di cui egli parla in detto testo, si svolse a  Phoenix in Arizona, dove  si trasferì dopo aver abbandonato l’insegnamento universitario e dove  svolse la sua professione per circa trent’anni, fino alla sua morte nel 1980. … "Laggiù, lontano dai conformismi universitari, ma con il solido sostegno del suo background scientifico, poté finalmente fare quello che voleva, dando libero sfogo alla sua creatività. Nel paese si incominciò a parlare di un modesto psichiatra di Phoenix che riceveva pazienti a casa propria, li faceva attendere in salotto in mezzo ai suoi otto figli, e otteneva risultati incredibili." [11]  

Questa breve introduzione , ci fa comprendere come Erikson , il guaritore ferito utilizzasse un approccio che poco a che vedere con la ragione discorsiva, , quella fondata sulla logica aristotelica dei  sillogismi  cosiddetti in Barbara, del tipo …Gli uomini sono mortali. Socrate è un uomo. quindi è mortale””in quanto  irrompeva  nel mondo del paziente rivolgendosi alla sua mente inconscia secondo il suo linguaggio….per paradossi 

Erikson, e quì siamo giunti all’altro tema del nostro discorso quello che ci conduce ai paradossi dell’astrazione attraverso  il cosiddetto doppio legame e  i sillogismi in erba,  che caratterizzano la comunicazione schizofrenica, entrambe categorie comunicative complesse, che rinviano a principi generali molto importanti in ogni comunicazione e che presentano non a caso molte analogie istruttive con le situazioni comunicative “normali”. Vediamo come.  

Cominciamo con il “doppio legame”, Erikson aveva capito  ante litteram , che il doppio legame e cioè la comunicazione paradossale poteva diventare un efficace strumento terapeutico, ancor prima,  di diventare  quella teoria complessa e affascinante su cui parecchi anni dopo avrebbero teorizzato Gregory Bateson e il gruppo di Palo Alto,  per spiegare in parte l'eziologia della schizofrenia studiando appunto  i paradossi dell'astrazione nella comunicazione.

La schizofrenia in altri termini,secondo questo nuovo approccio alla psicopatologia,potrebbe derivare dall'effetto della continua esposizione a doppi legami sin dalla tenera età e dalla conseguente incapacità di discriminazione fra tipi logici.. Ma cosa significa doppio legame?.

 Il  doppio legame è un esperienza ad alto coinvolgimento  emotivo in cui si suppone che  l’individuo (il bambino rispetto al genitore , per esempio) è coinvolto in  una relazione, in genere di tipo asimmetrico in cui  è di vitale importanza riuscire a distinguere il tipo di messaggio che gli viene comunicato, in modo da poter rispondere in maniera adeguata.

 Ma l’altra persona (per esempio la madre)gli invia contemporaneamente messaggi di livello diverso,(incongruenza tra il canale verbale e quello analogico e conseguente confusione di ordine logico tra i due livelli di messaggio, perchè l’ uno nega l’altro)   L’individuo non è in grado di metacomunicare , né in grado di abbandonare il campo, né tanto meno di utilizzare la metacognizione ,per commentare efficacemente  le contraddizioni.[12]

Alla vittima, così definita, solo per intenderci, del doppio legame, questa esperienza è preclusa, poiché confonde i significati letterali e metaforici  o sceglie solo un significato troppo astratto o vago e soprattutto scinde il messaggio comunicativo dal suo contesto e dalle sue connotazioni. .

 Infine, la serie completa di questi ingredienti non è più necessaria quando la vittima ha imparato a percepire il suo universo in termini di doppio legame. Può essere allora sufficiente una parte qualsiasi di una successione di doppio legame a scatenare l’effetto finale

Non a caso  nell’ipnosi il soggetto nelle sedute successive diventa sempre più suggestionabile.

 Ma  proprio da quella forma paradossale, da cui  potrebbe originarsi la patologia psicotica, emergono l’invenzione, la poesia, il rito, il sacramento, il sogno, il gioco e non ultima la psicoterapia.

L’umorismo, per esempio implica salti tra tipi logici e insieme discriminazione tra  quei salti.

 Nel rito si operano assegnazioni reali o letterali di tipi logici e vengono difesi con la stessa passione con cui lo schizofrenico difende  la realtà delle sue illusioni..

 La poesia illustra la capacità di comunicazione che posseggono le metafore (anche molto insolite ) qualora esse siano qualificate come tali da vari segni, in contrasto con le metafore non qualificate, usate dagli schizofrenici.

Infine  non possiamo non registrare l’esistenza simultanea di livelli multipli di messaggi nella presentazione fantastica della realtà , come accade nelle opere teatrali dove sia gli attori che il pubblico si  confrontano con messaggi sia attinenti la realtà teatrale sia la realtà effettiva.

La psicoterapia, in cui di frequente sono  presenti svariate forme ludiche  drammatiche e ipnotiche, è un contesto in cui si intrecciano comunicazioni sia a  livello  letterale che metaforico. Per esempio il transfert è diverso dall’amore e dall’odio reali all’interno del setting strutturato della relazione terapeutica, ed è questa cornice di significato del come se, che consente al transfert di declinarsi in forma terapeutica, fino al suo essere discusso  tra  paziente e terapeuta. .[13]  

 

Molti fenomeni che si presentano come sintomi schizofrenici, come allucinazioni, illusioni, alterazioni della personalità , amnesie possono essere provocati in soggetti normali tramite ipnosi. 

Ma lasciamo la parola a Erikson  sulla  sua prima ed inconsueta esperienza di doppio legame terapeutico  sicuramente molto istruttiva.

"Il mio primo uso intenzionale del doppio legame che ricordi con esattezza risale agli inizi dell'adolescenza. Un giorno invernale, con temperatura sotto zero, mio padre fece uscire dalla stalla un vitello per portarlo all'abbeveratoio.

Dopo averlo dissetato ripresero la via della stalla, ma quando giunsero alla porta l'animale puntò testardamente i piedi e non volle saperne di entrare nonostante gli sforzi disperati di mio padre che lo tirava per la cavezza. Io stavo giocando con la neve e, al vedere quella scena, scoppiai in una gran risata. Allora mio padre mi sfidò a fare entrare il vitello nella stalla. Visto che si trattava di una resistenza ostinata e irragionevole da parte dell'animale, decisi di dargli la più ampia occasione di continuarla secondo quello che era chiaramente il suo desiderio. Di conseguenza lo posi di fronte a un doppio legame: lo presi per la coda e lo tirai fuori dalla stalla, mentre mio padre continuava a tirarlo verso l'interno. Il vitello decise subito di opporre resistenza alla più debole delle due forze e mi trascinò nella stalla"[14]

Un doppio vincolo terapeutico aiuta il paziente secondo  Erickson ad innescare il cambiamento eludendo quei processi di razionalizzazione che non fanno altro che attivare le resistenze . Rendere coscienti i pazienti dei contenuti inconsci, come accade nel setting  dell’approccio analitico  non serve, anzi come dice  Paul  Watzlawick il  paziente fa la pipì a letto, ora sa perché”.[15]

Invece bisogna attivare  le associazioni inconsce, distogliendo il paziente dai processi raziocinanti, quindi, eludendo l’intenzionalità cosciente del soggetto. D’altro canto "Se il suo Io fosse capace di risolvere il problema – fa rilevare Erickson – il paziente non avrebbe bisogno di un terapeuta." [16]

Sempre in tema di comunicazione schizofrenica lo stesso discorso vale per i cosiddetti sillogismi in erba.  Il sillogismo in erba è  una metafora utilizzata dallo psichiatra olandese Von Domarus, per esemplificare la comunicazione schizofrenica, che utilizza metafore senza contrassegno, quindi non identificate come tali,  del tipo “L’erba muore, gli uomini muoiono, gli uomini sono erba”. Con le medesime  si rileva un ‘analogia” “una somiglianza significativa,” tale da consentire altre inferenze.”, e cioè l’essere mortale dell’erba e dell’uomo, pur appartenenti a due diverse categorie o classi attraverso un uguaglianza con tutte le altre cose che muoiono.   

“Si stabilisce cioè una connessione o similitudine metaforica fra due pattern dinamici.”. [17]

Però gli schizofrenici parlano e agiscono utilizzando i sillogismi in erba, senza contrassegno, in forma aberrante cioè non sanno di che genere e ordine sia il messaggio in essi contenuto, in quanto trattano ”le metafore del processo primario come se esse possedessero la piena intensità della verità letterale”[18].

Essi, i  sillogismi in erba, nel contesto terapeutico e non solo ci conducono in un contesto operante, invece,  che ci dimostra, come un risultato terapeutico efficace, paradossalmente non passa attraverso il buon senso e il cosiddetto comportamento logico, ma attraverso atti illogici e irragionevoli, dove il cambiamento sorprende per la sua illogicità.

Se pensiamo alle  metafore, esse sono pensieri che procedono per analogie e somiglianze, pensieri che associano e collegano, pensieri che connettono e che non ricadono nel territorio della cosiddetta razionalità.

 Le metafore presentano spesso una forza rigeneratrice che arriva diretta al nostro emisfero destro e in modo così pervasivo da darci i brividi dell’inatteso, una sorta di approccio estetico alla conoscenza per sensibilità.

Il pensiero che procede per metafore connette mondi diversi, apre alla poesia, alla creatività,   consente di scoprire  universi di significato nuovi.

“Il mondo può essere spiegato , ma la sua comprensione avviene , quando avviene , in modi obliqui e improvvisi:tra una  parola e l’altra si apre uno squarcio e in quell’abisso è possibile contemplare qualcosa” [19]

Come dice Paul  Watzlawick , è vero, e lo è perché dimostrato dai fatti, la soluzione inspiegasbile, uncommensical, è un tema archetipico che troviamo nel folklore, nelle fiabe, nell’houmour , nei sogni, che non sono certo fondati sulla logica deduttiva del sillogismo aristotelico.[20]

 confrontano con messaggi sia attinenti la realtà teatrale sia la realtà effettiva.

Riferisce lo stesso  Bateson  di un esperienza ipnotica provocata da Erikson, su  comunicazione personale del medesimo , come risultato “spontaneo di un sequenza comunicativa preordinata. Egli induce un’allucinazione nel soggetto procurandogli dapprima una catalessi in una mano e dicendogli poi:”In nessun modo al mondo la tua mano si può muovere, eppure quando ti darò un segnale si dovrà muovere”. Un doppio vincolo in cui si afferma e si nega contemporaneamente utilizzando una comunicazione contraddittoria( La mano resterà ferma , eppure si muoverà). “Quando Erikson dà il segnale, il soggetto ha l’allucinazione di aver mosso la mano  oppure di essere egli stesso in un posto diverso, e di aver perciò mosso la mano “.  [21]

Erikson non a caso era convinto, per averlo verificato, che molte situazioni della vita quotidiana si declinano attraverso processi di tipo ipnotico non riconosciuti come tali , per cui non è necessario alcun rituale specifico per provocarli, celebre è  la sua frase “L’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi”. In altri termini per Erikson l’ipnosi era  uno stile comunicativo agito   nel contesto di una normale conversazione in cui egli  induceva una trance ipnotica, per questo il suo approccio fu definito naturalistico.

Nel suo bellissimo libro”La mia voce ti accompagnerà,” egli ci conduce attraverso metafore, apologhi, non sense, in un itinerario terapeutico insospettato, un contesto operante di sillogismi in erba.

Infatti Milton Egli riusciva ad indurre una  trance (senza induzione formale) con metodi naturalistici, attraverso  racconti, ricordi , episodi personali o altre strane storie e fatti inconsueti che sembravano irrelati dal problema del paziente, che ascoltava alternando momenti di rapimento e di fascinazione  a momenti di noia ed infine veniva congedato senza essersi reso conto che era entrato ed uscito spontaneamente varie volte dalla trance. 

Alla fine questo tipo di  logica che si declina attraverso  l’abduzione e quindi attraverso somiglianze e isomorfismi, risulta assolutamente inadatta a descrivere i processi viventi troppo complessi e insondabili con gli strumenti di Procuste della logica perchè…”questo è il modo . in cui pensano i poeti, è il modo in cui pensano gli schizofrenici.”.[22]

Sentiamo cosa dice Erickson rispetto alle antiche procedure di guarigione rappresentato dall’uso  delle metafore "Esse aiutano a indurre uno stato ipnotico e a curare il malato. Se, sentendo una storia, il paziente manifesta improvvisamente i segni di una trance, significa che il terapeuta ha raggiunto il cuore del problema.

La storia, per essere ipnotica, deve avere rapporti metaforici con il problema in questione, ma soprattutto non deve avere con quello un rapporto razionale evidente, altrimenti la mente conscia se ne approprierebbe per dissertare.

Le metafore consentono di aggirare le resistenze che il paziente oppone al cambiamento: sono un modo indiretto di suggerire delle piste di soluzione all’inconscio"[23]

 Erikson si interessò in particolare ai metodi naturalistici (senza induzione formale), che lo portò a utilizzare l'ipnosi in modo creativo non più cioè come una serie di rituali standard ma come un particolare stile comunicativo e una particolare "situazione comunicativa relazionale" [24]

Sidney Rosen, che ha curato il saggio “La mia voce ti accompagnerà”, così si esprime "Erickson applicava il principio di attrarre l’attenzione del paziente per mezzo della sorpresa, dello shock, del dubbio, della confusione; utilizzava domande senza risposta o koan, giochi di parole, motti di spirito disseminati nei suoi racconti".[25]

Vorrei concludere con una riflessione sulla metafora che sfida le pesanti razionalizzazioni del pensiero comune difficili da sradicare  che riesce a  trovare la connessione, quella che Musil fa cercare al giovane Torless quando scrive: “Sentì il bisogno di cercare subito un ponte, una connessione, un riferimento, tra sé e quello che gli stava, muto, nell’anima” […]. La metafora sfrutta le proprietà percettive più salienti che fanno eco all’esperienza soggettiva, alle nostre “casse di risonanza” interne e si presenta così come un vero e proprio traduttore, come un dispositivo che permette così anche di instanziare, esperienzialmente, concetti astratti, come ad esempio quello di infinito matematico nel Giovane Torless che diventa un infinito sensoriale, visivo, cinestetico al contempo.”

 

 

 

 

 



[1] 1994, Carl Gustav Jung, Ricordi Sogno, Riflessioni, pag 27, ed, BUR

 

[2] 1983, Milton Erikson, La mia voce ti accompagnerà, pag 17, ed Astrolabio

[3] 1976, Gregory Bateson, Verso un’ ecologia della mente, pag 170, ed Adelphi

[4] 1998 Dominique Megglé, Psicoterapie brevi, Red  Edizioni, Como, p. 122

[5] Carl Gustav Jung, Opere, vol.13, pag 160

 

[6] 1976,Jay Haley, Terapie non comuni, Astrolabio, Roma,

[7] Ibidem pag 39

[8]Hippolyte Bernheim, L'ipnotismo e la suggestione nei loro rapporti con la medicina legale, Doin, Paris 1897

[9] 1998,Dominique Megglé, op. citata,  p. 32

[10] 1984, Lynn Hoffman, Principi di Terapia della famiglia, pag 218  ed Astrolabio

[11] Jeffrey K. Zeig, Erickson. Un'introduzione all'uomo e alla sua opera, Astrolabio, Roma 1990, p. 33)

 

[12] 1979, Carlos E . Sluzki, Donald C. Ramsom, Il doppio legame, pag 25 ed Astrolabio

[13] G. Bateson, op citata pag 233

[14] 1982, Milton H. Erickson, Opere vol. I, Astrolabio, Roma, pp. 469-470."

 

[15] Paul Watzlawick, La pragmatica della comunicazione umana , ed Astrolabio

[16] 2000, Walter Oberhuber Ipnosi, Franco Angeli, Milano, p. 35

[17] 1998, Sergio Manghi, Attraverso Bateson , pag 138, ed Raffaello Cortina

 

[18] 1978 G.Bateson Verso un ecologia della mente, Adelphi, pag 234

[19] 2005, Gian Piero Quaglino, Augusto Romano , A spasso con Jung  pag 154, ed Raffello Cortina

[20] 1974, P. Watzlawick, J. H. Weakland, Richard Fisch, Change, pag 13,ed Astrolabio

[21] Bateson Ecologia della mente op. citata pagg.268, 269

[22] Bateson G., (1991), Una sacra unità. Trad. it. Adelphi, Milano 1997, pag 371

 

[23] 1998, Dominique Megglé, Psicoterapie brevi, Red Edizioni, Como, pp.125-126

 

[24] 1976, Jay Haley, Terapie non comuni, Astrolabio, Roma, p. 10.

[25] Erikson, op citata