Il Counseling sistemico:una prospettiva narrativa Stampa

 

 

                                    

 

                             Il Counseling sistemico:una prospettiva narrativa      

                                                  

                                                   C'è della gente che crede sul serio              

                                                     di essere  ciò che rappresenta

                                                                        Carl Gustav Jung

   

Gregory Bateson,(1904/1980) nell' ultima sua opera, ”Dove gli angeli esitano,”[1] volume pubblicato postumo, a cura della figlia Mary Catherine, metaloga (conversazione su un argomento problematico) con la “Figlia,” esortandoci a pensare per storie, che sembrano, come le matrioske intrecciate, embricate l'una dentro l'altra, e quindi una storia, dentro una storia e ancora dentro una storia, ....unite da quella sensibilità estetica alla struttura che connette tutti gli esseri viventi, da cui l'uomo occidentale, preso dal  culto della razionalità e del finalismo cosciente.è ormai irrelato. 

Una narrazione di storie, a sua volta, dentro quello che, acutamente Alessandro del Lago ha definito un meta libro, per il carattere trascendentale ed aperto a sempre nuove e molteplici connessioni epistemologiche, etiche, dialogiche, narrative e ludiche tra scienza estetica e sacro. 

In altri termini, Bateson dice, che pensiamo per storie, siamo costituiti da storie, fatti di storie, come la conchiglia, che è il prodotto di storie diverse e quindi di modulazioni successive, in successive generazioni di genotipo, DNA e tutto il resto... “e proprio come te e come me, anch'essa fatta di ripetizioni di parti e di ripetizioni di ripetizioni di parti .......come la colonna vertebrale di un uomo...... è anch'essa una cosa molto bella.....non ci sono due vertebre identiche, ciascuna è una sorta di modulazione della precedente.1   

La locuzione storia, che Bateson definisce in Mente e Natura,”un pattern nel tempo,”dal greco historìa, presenta un duplice significato, come resoconto delle azioni umane e degli eventi, e quindi sta ad indicare le discipline storiche, e come story, con cui si riferisce al racconto, alla narrazione. 

Noi, pur intendendo,questa seconda accezione, consideriamo sì la storia familiare, visto il tema trattato, ovvero un processo in cui gli accadimenti del presente sono connessi alla trama simbolica del passato e collegati entro una cornice contestuale, che consente di definirne il senso, riteniamo anche giusto, connettere questa alla prima, come sistema di significazione più ampio, che fissa la nostra appartenenza e alla storia più vasta caratterizzata da determinate coordinate culturali, ancora  alla storia dei gruppi più ristretti di cui facciamo parte2   ed infine, alla nostra storia personale, irrepetibile, elaborazione del nostro modo di con-essere al mondo..... con i nostri simili.

E ancora Bateson che dice “il problema della coerenza è il problema di come le cose si incastrino fra loro, e non se siano identiche. Le idee che abbiamo sulla medicina e sul paziente devono andare d'accordo con l'esperienza del paziente.

  Una certa coerenza è necessaria all'integrazione,ma l'uniformità è senz'altro una di quelle cose che sopra un certo livello divengono tossiche”3    Il legame tra gli eventi è di tipo abduttivo, si struttura cioè, per somiglianze, che propongono somiglianze ulteriori, dove la successione dei pensieri, si struttura all'interno, non di nessi logici di tipo grammaticale, ....”quindi, perché. bensì attraverso un . pensiero, che si apre ad altri pensieri. Come dice Paul Dell, la natura del linguaggio, struttura in maniera significativa la nostra visione del mondo, in particolare la grammatica, è in se stessa metafisica. Perché?

2 2003, Sistemica, a cura di Umberta Telfner e Luca Casadio, Paolo Bertrando, ad vocem Storia, pag 520, ed Bollati Boringhieri,

3 Dove gli Angeli esitano, op. citata pag. 110

Perchè essa  indica come gli aspetti della realtà devono essere correlati, inducendoci a credere,  come tutti i linguaggi fondati sulla logica aristotelica, soggetto, predicato, complemento e quindi chi fa l'azione e chi la subisce, che questa grammatica rappresenti oggettivamente la struttura del mondo, ma non è così, di fatto “siamo imprigionati nell'assoluta incompatibilità, tra i due sistemi primari in cui vive l'essere umano:il sistema vivente, dinamico e circolare, e il sistema simbolico, (linguaggio) descrittivo statico e lineare”.4 

 Paul Dell riporta l'esempio del linguaggio hopi, fondato su una grammatica relazionale, che descrive il mondo in termini di processo, cioè essi interpretano il mondo , attraverso il fluire degli eventi, che si sviluppano in connessione,infatti non hanno una parola per indicare il tempo, ma indicano il processo e cioè la durata che è l'esperienza soggettiva del diventare più tardi.

 La teoria dei sistemi è simile al linguaggio Hopi, in quanto ha una concezione della realtà, come processo attivo e non riferito ad oggetti simili a cose,5   ma purtroppo la nostra grammatica logica influisce sulla nostra costruzione della realtà.

4 1988, Matteo Selvini, Cronaca di una Ricerca, pag 129 , La Nuova Italia Scientifica,  

5 1980, P.F. Dell, Il terapista familiare Hopi e la famiglia Aristotelica, in terapia Familiare, n 8, pagg.65-68, 

Una storia, visto che il tema riguarda i contesti del prendersi cura, narra dei nostri modelli di attaccamento, della costruzione e rottura dei nostri legami d'amore, delle relazioni fondamentali della nostra vita, della nostra maniera di abitare il mondo, delle crisi inerenti il diverso atteggiarsi dei cicli vitali, che scandiscono tappe significative della vita, della nostra peculiare maniera di connettere “relazioni” tra le parti e differenze tra le medesime.

Il nostro essere nel mondo in definitiva, si declina, soprattutto nei contesti del prendersi cura, attraverso la comprensione che ci suggerisce l'emisfero destro, quello del cuore, e non attraverso le”mediazioni” di quello sinistro, perchè, come dice Bateson, “l'intelletto è ingenuo e troppo spesso volgare6  

Ciò significa che ogni storia viene narrata, attraverso modalità diverse che non sono in se stesse giuste o sbagliate, richiedono solo di essere ascoltate e comprese anche perché , non è importante che una storia per essere vera debba essere realmente accaduta. Le storie davvero importanti, per lo più, non riguardano cose realmente accadute:sono vere nel presente, non nel passato.7   E quindi pensare per storie, significa pensare attraverso il pattern che connette, che rinvia alla complessità, alla visione doppia, alla differenza e ci ricorda costantemente che la mappa non è il territorio e che la vita è un processo, come tale non descrivibile dai linguaggi lineari della logica finalistica.

6 Connessioni, Rivista di consulenza e ricerca sui sistemi umani, Centro Milanese di Terapia della Famiglia, n. 1, giugno 92, pag,4, Intervento di Bateson ad un Convegno, svoltosi nel 1977

7 Dove gli angeli esitano, op. citata, pag 59 

Il modello narrativo, per quanto detto si attaglia, più all'ethos tematico su descritto, ma richiede alcune precisazioni concettuali in ordine alla sua connessione con il costruttivismo, prospettiva difficile da definire, “nè teoria della conoscenza, né epistemologia”: si tratta, secondo von Glasersfeld (1992) di un modo di pensare la conoscenza e l'attività del conoscere8   sempre espressione dell'autoriflessività, che ci coinvolge tutti in un continuo processo di mediazione e co-costruzione delle visioni del mondo.

Von Foerster, cita come esempio lampante di costruttivismo il metalogo di Bateson , “Papà cos'è un istinto,”in cui l'autore pone l'accento su tre assunti fondamentali e cioè la sua posizione riguardo all'invenzione, la pragmatica delle parole e cioè cosa si fa con le parole che non mutuano il loro senso da una presunta lettura della realtà esterna, ed infine la forza che ha il linguaggio nella costruzione della realtà.

Tracciare una distinzione, dice Von Foerster, è già l'atto costruttivo per eccellenza, che presuppone coinvolto, in primis, l'osservatore nella definizione del sistema osservato, e la sua responsabilità del mondo che costruisce, diventando essa stessa scelta etica ed estetica. Questo approccio alla conoscenza, ricorda i sillogismi in erba di batesoniana memoria, metaforici, costitutivamente aperti al confronto, alla differenza e quindi costitutivamente incompiuti, trasgressivi9   perchè potenzialmente riclassificabili, sempre attraverso nuove ipotesi.

8 Sistemica op. citata, ad vocem Costruttivismo/Costruzionismo pag. 241

9 ibidem, pag 243

Quanto detto, nel contesto della cibernetica di secondo ordine, che ha come fonte di ispirazione biologi come Maturana e Varela e biochimici come Prigogine, dove il consulente terapeuta o counselor, secondo il setting, è incluso nel sistema osservato, all'interno di un interazione non istruttiva, poiché ogni sistema vivente è per sé stesso chiuso all'ambiente, non può indurre cambiamenti, ma solo perturbazioni, a cui ciascun sistema risponde secondo la sua struttura organizzativa.

L'osservatore, in altri termini, co-evolve con il sistema, con cui interagisce, entrando a far parte, del processo di morfogenesi del medesimo, per cui, la conoscenza è la risultante dei contenuti mutuati dal modello culturale, dal sistema di appartenenza dell' individuo e quindi dal linguaggio attraverso cui egli da senso alla realtà.

Proprio la cibernetica di secondo ordine evolve, intrecciandosi e embricandosi con la cosiddetta cibernetica di terzo ordine e il costruzionismo sociale, che ritiene i significati derivanti dalle interazioni non solo come idiosincratiche e personali, ma come il prodotto delle realtà culturali in cui sono immersi.

Nel costruzionismo sociale si possono rintracciare due filoni, uno ha una visione dell'esperienza umana come processo” dall'alto verso il basso”, e cioè i significati sono il risultato dell'introiezione del discorso dominante, spesso correlati a strutture di potere, un esempio è dato nella cultura occidentale dalla presenza del discorso maschile come dominante; l'altro “dal basso verso l'alto”, ed è la prospettiva di Michael Foucault, il quale ritiene che questi discorsi, siano riprodotti, trasformati, in modo da produrre un impatto nelle interazioni locali quotidiane e nelle conversazioni. Conseguentemente i discorsi, sono sempre fluttuanti e mutano continuamente. Di fatto, entrambe le prospettive, fanno ritenere che ci sono idee dominanti che portano conseguenze potenti e non sempre positive nell'esistenza umana.

 D'altro canto, proprio, nel contesto della cibernetica di secondo ordine e di terzo ordine, sfuma per i terapeuti il ruolo di esperti, dando alla terapia il significato di una fattiva collaborazione volta ad attivare storie nuove, come maniere di riconsiderare i problemi in maniera più funzionale e creativa.

Al terapeuta è richiesta, viceversa, consapevolezza rispetto ai propri pregiudizi, e alla posizione di potere e di privilegio, dal medesimo rivestita, agli status di genere e di classe sociale ecc.. nei confronti degli utenti. Uno strumento potente, per arginare queste contraddizioni è l'uso del reflecting team, con il quale la cosiddetta supervisione, diventa un gruppo di discussione in presenza della famiglia, in modo da condividere con la medesima i propri pensieri e propri pregiudizi.10

 10  Connessioni, n.10, Marzo 2002, Centro Milanese di Terapia della Famiglia, pagg. 66, 67

 Basti l'esempio che fa White, riguardo al fatto, che i discorsi medici sulla salute mentale hanno un impatto fortemente destrutturante sulle esperienze dei pazienti, ancor più su quelle che sono le pratiche legittimate, attinenti i processi di reclusione e di esclusione, evolventi verso la creazione di identità acquisite attraverso il processo della diagnosi che comporta etichettatura e stigma.....la diagnosi strumento di invalidazione dell'altro, White, ritiene utile portare in una discussione più o meno aperta con i pazienti la natura oppressiva dei discorsi di salute mentale, incoraggiandoli a difendersi dalla concezione dominante sulla salute mentale.11

Siamo così giunti ad una weltanschuung, che è un po' il riflesso del costruttivismo- costruzionismo in quanto caratterizzata dall'assenza di fondamenti, tipica di alcune correnti filosofiche che fanno capo ad Heidegger, alle tesi falsificazioniste di Popper, al “pensiero debole “di Vattimo 12 tanto per citarne alcuni, per cui ogni teoria ha perso la credibilità di valore assoluto per diventare narrazione, senza alcuna pretesa di veridicità.

11ibidem pagg. 64, 65, 67

12 1985,Vattimo G, Fine della modernità, ed Garzanti

  L'individuo viene considerato frammentato, dotato di una identità debole “saturata, come dice Gergen.13 Alla fine l'identità del figlio di Prometeo, è indebolita , in quanto varia secondo i contesti, le interazioni con il mondo dei suoi simili, con i mass-media, i cicli vitali che l' attraversano ecc.

Il modello narrativo, che rappresenta la linea di pensiero che si allontana dalla cibernetica e utilizza metafore di tipo letterario, privilegia quindi il linguaggio come produzione idiosincratica e interpersonale, per cui si cercano i significati, le mappe, e non le verità inattingibili di imperscrutabili territori, si privilegia il pensiero narrativo, che come dice Bruner, distinguendolo dal pensiero paradigmatico, tipico della conoscenza scientifica e logica, è volto alla creazione di significati più impliciti, più interiorizzati, alla soggettivizzazione del racconto, all'assunzione di una pluralità di prospettive.

Dalla metà degli anni Ottanta il pensiero narrativo, entra a far parte dell'approccio sistemico:da qui l'apertura di infiniti mondi possibili. Così la narrazione, diventa strumento, attraverso cui lavorare sulle storie e ciò che prevale è una ermeneutica della relazione:ciascun individuo racconta la propria storia, usando a volte l'indicativo e quindi il discorso paradigmatico tipico della causalità lineare.

13 Gergen K, The saturaded self, Basic Books,New York, 1991

  Invece la conversazione, il dialogo, nella relazione d'aiuto introduce l'esplorazione del passato, presente e futuro, attraverso una realtà coniugata al congiuntivo, che diventa più di tipo processuale, aprendo la possibilità ad infinite interpretazioni, nella prospettiva dell'equifinalità.14

Il filosofo Hans Gorge Gadamer,(1900/2002) citando una frase di Hans Lipps, (realismo ermeneutico) secondo cui qualunque enunciazione linguistica lascia sempre un “ambito sottinteso,” dice che, detto ambito può essere connotato come ”l'infinito del non detto,” intendendo con questa espressione, riferirsi al fatto che nessuna semeiotizzazione è esaustiva, completa e chiara, in quanto la parola spesso veicola significati potenziali,non formulati e quindi aperti a nuove interpretazioni.

D'altro canto, il dibattito sull'ontologia del sé, ha portato alla moderna ipotesi dei sé molteplici, al punto che Markus e Nurius nel 1986 descrivono l'essere umano come una colonia di sé possibili, compresi quelli rigettati e indesiderati. Boscolo e Bertrando, (1996) a proposito della terapia individuale sistemica,la definiscono come una dialettica a tre, fra il terapeuta, il paziente e le sua voci interne.15

14 Sistemica, ad vocem, storia, op. citata pagg. 120, 121. 122

 15 Sistemica op citata, ad vocem Sè/ I SE', pagg.452, 453

   Come dice Vittorio Cigoli, nella bellissima, in quanto, esteticamente coinvolgente, prefazione al libro, Il Genogramma”, che la utilizzazione del medesimo, come pratica del prendersi cura diventa  quasi come la celebrazione di un rito, una sorta di  liturgia laica , con la quale si esce   dalla logica finalistica della ragione, per  accedere alla percezione estetica.

 Una  liturgia laica   che diventa un strumento potente e prepotente di rievocazione del tempo perduto, al fine di,  tra appartenenza e individuazione,  strappare dall'oblio, forse come difesa dal troppo dolore, quell'ambito sottinteso che è il non ancora detto , soffocato dalla pena di vivere così...e da altri sé che non riescono a venire alla luce.

Attraverso quel simbolo grafico che è una semplice T, e secondo se il setting è quello di counseling o quello della psicoterapia strutturata, si mettono in scena ricordi, affetti, rivisitati con gli occhi della memoria emotiva, per ri-trovare la famiglia interiore, attraverso percorsi trigenerazionali questa volta alla presenza di un altro, che non solo stabilisce alcune regole del gioco, ma che è in posizione di ascolto, e quindi co-costruisce, essendo messo alla prova lui stesso, nuovi significati, nuove storie “narrando ci si libera dal presente, dal dominio dell'accadimento e dalla piatta successione dell'istante e, tracciando i profili, si costruiscono nessi, si captano connessioni”16

16  1989.  Il Genogramma, Silvana Montagano, Alessandra Pazzagli, dalla prefazione di Vittorio Cigoli, ed. Franco Angeli,

Tale risorsa diretta al cambiamento, non è nell'inconscio, né dentro qualche altra struttura psichica..........Questa risorsa si colloca nell'ambito dell'inespresso” ,che attraverso il processo dialogico assume forma e significato ai fini del cambiamento, e quindi consente di riscrivere la storia del non ancora detto17Affermano Berger e Luckmann, l'inespresso può anche essere rappresentato dai sottomondi sociologici, che ci abitano, i quali, pur non essendo illuminati dalla luce della coscienza,18 ma in quanto   comunicati attraverso segnali indiretti di tipo non verbale, o verbale, discrepanze e incongruenze, tali da rappresentare spunti per storie alternative, che siano però plausibili, quindi confermabili dal cliente e dalle persone per lui significative.

Se esse sono convincenti, esteticamente valide , possono consentire una sostituzione sul piano logico, ma soprattutto emotivo, delle opinioni precedenti, e quindi diventare i canovacci per nuove trame, atte a coinvolgere emotivamente le persone.19 Vorrei ricordare, in proposito, un pensiero di Viktor Sklovskj in suo famoso saggio, in cui sosteneva che lo scopo dell'arte è superare gli effetti di inaridimento causati dall'abitudine, attraverso la rappresentazione di cose familiari in modi inusuali.

17 1992, I Sistemi Umani come Sistemi Linguistici: Implicazioni Per Una Teoria Clinica, Connessioni, Rivista di Consulenza e ricerca sui sistemi umani, Centro Milanese di Terapia della Famiglia, n 2 dicembre pag 13, 14

18 1969, Berger P.L.Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna ,

19 1998.G. Manfrida La narrazione psicoterapeutica, ed Franco Angeli, , pag 36).....

”L'abitudine automatizzata si mangia gli oggetti, i vestiti, i mobili la moglie e la paura della guerra...E l'arte esiste per restituire il senso della vita; esiste per far sentire gli oggetti, per far si che la pietra sia PIETRA. “Scopo dell'arte, è trasmettere l'impressione delle cose, come visione e non come riconoscimento”.20   

Un' ultima riflessione riguarda i significati delle storie narrate, che per quanto aperte al non ancora detto, si muovono all'interno di una cornice semantica e contestuale , che suggerisce determinati tipi di interpretazione e ne esclude altri,altrimenti si finirebbe per incorrere in una sorta di indefinitezza ermeneutica ,che vanificherebbe qualunque efficacia alla relazione di aiuto.

Come dice Umberto Eco, in polemica contro gli eccessi interpretativi, non dobbiamo certo rischiare di trasformare “l'intero teatro del mondo in un fenomeno linguistico, negando al tempo stesso al linguaggio ogni proprietà di comunicazione.”21 Ciò vorrebbe dire, che il rimedio è peggiore del male.....che ha determinato la richiesta di aiuto.

 

20 ibidem pag 36  

21 1990  U.Eco, I limiti dell'interpretazione, Bompiani, Milano

 



  [1]1989 Gregory Bateson , Mary Catherine Bateson, Dove gli angeli esitano, pag 60, ed Adelphi