Il counseling e i suoi scenari Stampa

Stiamo attraversando un periodo storico-sociale molto difficile, contrassegnato da profondi mutamenti epocali, che coinvolgono sia il macrosistema ad es la società multiculturale, luogo di incontro, ma anche di scontro di etnie e di culture differenti, che il microsistema, come la famiglia ,che da patriarcale è via via diventata nucleare e plurinucleare, allargata, tipo patchworch (famiglie ricomposte)

E' mutato il modo di comunicare attraverso l'informatica, stravolgendo e destrutturando una maniera di essere nel mondo che era anche una maniera di definire se stessi e di relazionarsi con gli altri.

Il ricambio culturale necessario per adeguarsi a questi nuovi modi abitare il mondo, è lento e difficile, siamo nel pieno di una cultura di crisi che non riesce a darsi risposte in grado di accompagnare il travaglio di questo momento di transizione, per contenerne in parte i danni.

La cronaca di tutti i giorni rinvia a scenari da apocalisse (stupri, rapine, omicidi efferati, conflitti familiari di gente perbene che esitano in tragedia) che mettono a dura prova la nostra fiducia in quelli che erano valori fondamentali dell'esistenza...perché." il tempo- come dice l'Amleto scespiriano -è uscito di sesto."

Detto vuoto culturale, in una società attraversata dal malessere, non può che creare solitudine, alienazione e disagio emozionale, sia negli individui che nella comunità,considerato che la buona relazione con se stessi e con gli altri costituisce il fondamento per una buona vita.

Viviamo  un epoca dominata da quel sentimento che Spinoza definì delle"passioni tristi" e cioè è come se un senso di angoscia, di impotenza , di paura ci spingesse all'isolamento per timore di  minaccie oscure che non riusciamo più a fronteggiare e a contenere. Come uscire da questo sentimento fosco, buio della vita, una volta che il Lete, il  fiume dell'oblio, ci ha trascinati nel suo sortilegio?, Forse attraverso  una visione estetica della vita, che ci rimetta in contatto con i talenti che abbiamo smarrito ,con le cose che amiamo , ma non ci ricordiamo più  di possedere, per ri-trovare le passioni gioiose, perchè come diceva Spinoza, nella sua Etica.."non si sa mai di cosa è capace il corpo".

Questo sentimento, che sicuramente attraversa molti di noi , è già segno di malessere, di disagio che verosimilmente fa da sfondo, da contesto alla problematicità ,che si accompagna in tutti quei passaggi del ciclo vitale che comportano crisi e incertezza.

Parliamo di un disagio esistenziale riferito ad un certo tipo di problematicità (si rammenta, d'altro canto, che la locuzione problema, dal greco proballo,, vuol dire propongo, contrappongo, ma anche germogliare, fiorire. Ciò significa che qualunque problema porta con sé sia aspetti di criticità, conflittualità, che aspetti di apertura creativa ) non sovrapponibile a disturbi della personalità ,che richiedono un approccio e un setting diverso, per intenderci, quello psicoterapeutico vero e proprio, come già indicato a proposito delle differenze tra psicoterapia e counselling, senza alcun intento diretto a considerare normalità -patologia due ipostasi contrapposte.

Infatti,con questa affermazione , da sistemica, non alludo a contrapposizioni concettuali tra normalità/patologia,salute-malattia che non costituiscono antinomie semantiche, ma solo costrutti, che come dice U.Telfener esprimono i contesti culturali e storici da cui hanno tratto origine. Conseguentemente privi di una reale valenza di significato, vanno sempre coniugati in chiave evolutiva e processuale:si può essere una famiglia, un individuo normale pur in presenza di di una patologia.

In altri termini, nell'ottica depatoligizzante e processuale, qual'è quella sistemica, un problema diventa un problema, se viene definito tale da un osservatore.

Sempre U. Telfner, cita significativamente una riflessione del prof.Luigi Boscolo, in ordine al fatto che un problema psichiatrico si cronicizza allorquando almeno tre operatori lo definiscono con la stessa diagnosi.

Questa è la cornice ,il frame, in cui si ritiene debba essere collocato il counseling, nel suo essere contesto professionale di aiuto diretto alla persona, alla famiglia, alla coppia, all'adolescente (nel contesto storico-sociale su descritto) allorquando in determinate fasi di transizione, che caratterizzano i diversi cicli vitali dell'esistenza, si manifestano situazioni di disagio relazionale e/o esistenziale che compromettono momentaneamente, il normale flusso del vivere.